venerdì 30 dicembre 2022

Il mio più bel disegno


























 Avevo 12 anni. Questo è uno dei miei disegni eseguito in seconda media copiando una tavola del mio libro di disegno. 

Ho la spudoratezza di porre alla vostra attenzione questa domanda: qual è il modello e quale la mia copia? 

La domanda è sorta spontanea anche a me, dopo che pochi giorni fa, ho ritrovato l’album da cui lo avevo copiato. 

Ora a mio futuro ricordo, scrivo anche la reazione che il mio insegnante, Boattini, ragazzo molto giovane che era il mio professore, ebbe quando -il mattino dopo -glielo presentai. 

< oh, bello Ambrogetti.....(pausa) peccato quella macchia di china che ti è scappata!>.

Lo guardo esterrefatta proferendo spudoratamente queste parole: <Cosa dice professore?!?! ,a  me non è caduta nessuna goccia d’inchiostro!>

A quel punto il professore scoppió in una risata e disse che voleva mettere alla prova la mia sincerità nel’affermare che avevo fatto io il disegno>. 

La cosa mi fa ancora sorridere.

sabato 17 dicembre 2022

La musica

 racconto qui, molto dettagliatamente quando la mia famiglia incontrò la 🎧 musica 🎵 musica 🎶. 

Era l’inverno 1977/78. Un triste episodio aveva segnato la mia vita e quella di Silvano: perdemmo il terzo bimbo, di cui non sapevamo il futuro arrivo, e con lui la possibilità di  poterne avere altri. Lascio all’immaginazione il dolore che questo produsse in me, ma poi dovetti convenire che due e bellissimi, già li avevamo. 

Tutto questo, così intenso? e la musica? 

Ebbene sì. Quando potei riprendere la scuola, ebbi una supplenza in seconda elementare nel distaccamento di Vecchiazzano dalle suore, sì, dove già nell’inverno 68/69 feci il doposcuola.

Era mio collega Stefano Bordiglioni, che di lì a poco divenne famoso per le sue favole per bambini.
Insegnava a suonare il flauto alla sua classe e in quei momenti unificavamo le due seconde e beneficiavano dei suoi insegnamenti prima io che imparai e tutti gli scolari.
Suonavamo Haidi, imparando a cantarla con i nomi delle note: SOL, MI, SOL, MI
SOL SOL FA SOL MI FA MI RE
FA RE FA RE
SI SÌ SÌ ecc
Come arrivai a casa coinvolsi Marco che imparò immediatamente.
Il nonno Ferdinando, appena lo seppe, ne rimase entusiasta: né Roberto né Raffaello avevano seguito il suo desiderio, da buon musicista qual era -clarinetto e violino furono i suoi strumenti-
Ci propose di pagare lui il Liceo musicale con un obbligo: lo strumento doveva essere il violino.
E così l’inverno successivo Marco, a soli sette anni, cominciò a frequentare tale scuola con un “mezzo violino”   Prosegui pazientemente la scuola fino a che arrivò l’obbligo di pianoforte complementare ed il nonno, a metà con noi, glielo regaló.
Si fa grande Massimo e non manchiamo di dare anche a lui la stessa opportunità.
Aveva le idee chiare: voleva imparare a suonare il Basso, strumento che non è fra i classici, perciò lo iscrivemmo per il test di entrata al corso di Contrabbasso. All’esame il professor Fiorentini Senior venne in corridoio da noi elogiando la grande musicalità di Massimo ma non l’adeguatezza allo strumento, troppo grande per lui. Convenimmo che lo passassero alla scuola di violoncello. Fu così che anche lui intraprese questi studi. Venne il momento di comprare il violoncello che costò 2 milioni e mezzo. Il suo insegnante era uno dei tanti Zanca.
Nel frattempo Marco si diploma in solfeggio al Conservatorio di Ravenna alla fine della terza media. ( in quell’occasione comprammo il primo criceto che chiamammo Marco)
Ed ecco come la musica è stata vissuta in maniera diametralmente diversa da Marco e da Massimo.
Marco di lì a poco mi prese da parte e mi informó che voleva chiudere con la musica, perché voleva andare al liceo e andare bene.
Di lì a qualche anno, Massimo iniziava a frequentare il terzo anno dell’Istituto Aeronautico, scelta da lui, in cui aveva superato tutti i test attitudinali e fisici, era novembre 1990 e mi disse che voleva lasciare la scuola.
Provai a persuaderlo a finire le scuole e dedicarsi poi alla musica ma alla sua obiezione: ”mi puoi anche obbligare, ma sappi che nella mia testa io ho la mia Musica”, mi arresi. Aveva un buonissimo profitto a scuola perché stava attento in classe, perciò.....
E fu così che la spuntò al punto che la notte precedente il suo compleanno fece il suo primo concerto con un gruppo di trentacinquenni Andrea Torre a capo di tutto.
Ed il giorno successivo nel giorno del 16mo compleanno di Massimo il nonno ci lasciava.


martedì 6 dicembre 2022

La mia nonna Filomena e i fagioli

Mia nonna venne a mancare quando io avevo solo sei anni. Abitava in montagna, ma non in un contesto contadino. Nonostante tutto aveva dietro casa un orto che coltivava e di questo ho un solo ricordo: l’apertura dei baccelli di fagioli borlotti, che aveva lasciato stesi al sole su un largo telo di cotone, affinchè si seccassero. Ci radunava intorno a lei, noi quattro primi suoi nipoti ( due cittadini io e mio fratello e due montanari i miei due cugini, tutti nati tre il ‘46 e il ‘48)

Il compito era sbucciare i fagioli secchi e ricordo la gara che facevamo nel trovare ogni tanto un baccello che invece di avere i fagioli bianchi screziati, li aveva bordeaux, viola scuri o neri! Vi racconto un aneddoto: anni dopo facevo fare ai miei scolari mosaici utilizzando fagioli, lupini, semi di zucca e quant’altro, perciò andai al mercato delle sementi e sceglievo volutamente i borlotti scuri. Fui redarguita dal venditore, perché privavo i semi da quelli che avrebbero dato piante maschili. Mi dispiacque e portai con me, come vera, la sua affermazione, finché un bel giorno scrissi questo particolare in un gruppo FB di ricerca erbe eduli e degli esperti confutarono questa mia convinzione. Scusate se la ho tenuta lunga, ma il bel racconto del tuo post ha suscitato in me questo ricordi che ho condiviso.


 

domenica 4 dicembre 2022

Roberto andò in aereo col babbo: 1952


 Ho un ricordo vivido di questo episodio: Roberto, mio fratello, maggiore di me di due anni, ebbe la fortuna un bel giorno di andare a volare con mio babbo su un Cesna. Aveva circa 6 anni. Io e mamma rimanemmo a casa. 



Al ritorno ho ancora davanti a me Roberto in piedi sul lavello del cucinotto della nostra prima casa ( un lavello di grisaglia gialla, che, seppi molto dopo,  costruiva lo zio dei miei genitori Raguele. Quello della casa della nonna a Verghereto in effetti era uguale. 

Perché direte voi Roberto era in piedi sul lavello? La mamma lo stava lavando, perché -dall'emozione- se l’era fatta letteralmente addosso. 

Il babbo aveva già provato questa emozionen in gioventù, nientemeno che a Parigi, in compagnia del nonno Giovanni, suo padre.



sabato 3 dicembre 2022

Anche Marco impara a leggere da solo

 Secondo racconto: anche Marco imparò a leggere da solo, al punto che l’insegnante dell’asilo Santarelli, Angela raccontava che i suoi compagni, quando lui leggeva loro le favole dai libri stavano molto più attenti di quando li leggeva lei. 

Le mie amiche- erroneamente -commentavano: < per forza tu sei un’insegnante>, ma io replicavo loro che non avevo mai fatto niente per forzarlo, ma che spontaneamente lui chiedendo soprattutto al nonno, aveva imparato e faceva la lettura “globale” primo metodo per l’approccio di apprendimento ( un esempio: riconosceva il logo INA assicurazioni nel calendario e in una agendina) 

La direttrice didattica che avevo quando facevo il doposcuola alla Manzoni, lo visionò ed arrivò alla stesso suggerimento che la maestra Epulia fece a mia mamma: frequentare la prima elementare  un anno prima. 

Io rimasi sorda a questo suggerimento perché ripensando al mio iter scolastico, pur brillante sul piano del rendimento, mi vedeva sempre la più piccola fisicamente e la meno matura quando le mie compagne alle magistrali parlavano già di ragazzi che a me non interessavano affatto. Per giunta anche Marco aveva in fisico da scricciolo ( pensare che FISICO lo è poi diventato) e pensai bene di lasciarlo frequentare  normalmente le scuole con i suoi coetanei. Il problema si  ripropose in quarta elementare, quando la sua maestra mi chiamò per dirmi che se gli avessi fatto fare l'esame di quinta, per saltare un anno, lo avrebbe superato brillantemente.

Evitai anche questo, lasciandolo tranquilo nella classe con i compagni 

Particolare simpatico : la prova che non gli avevo insegnato nulla, era che quando la maestra gli dette il compito di scrivere il corsivo quando i suoi compagnoi ancora apprendevano lo stampatone sbagliava tutti "ganci" Gli scrissi perciò in un foglietto lalfabeto tutto agganciato. come da foto



Racconti di ricordi non in ordine cronologico: 1 - ho frequentato la scuola un anno avanti

 Visto che mi trovo a raccontare per innumerevoli volte gli stessi episodi e mi accorgo di usare sempre le stesse espressioni da oggi affido a questo blog alcuni miei racconti ricorrenti. 

Titolo: ho frequentato la scuola un anno avanti. 

Siccome avevo imparato a leggere e a scrivere seguendo mio fratello di due anni più grande di me, la maestra Epulia di Verghereto consigliò a mia mamma di fare l’esamino di prima, così da poter frequentare subito dalla seconda elementare, quando per me iniziava l’obbligo scolastico. 

E fu così che frequentai gli ultimi due mesi aprile e maggio della prima elementare a Verghereto, con Michela, Mariateresa Donatella passando poi l’esame di prima di cui ho la pagella. 

Curiosità: Nella pagella della seconda elementare frequentata a Forlì nella scuola di Giuditta Tavani Arquati, alla mia maestra era talmente rimasto impresso che avevo fatto l’esame di prima a Verghereto che scrisse che ero nata a Verghereto. Me ne accorsi molti anni più tardi!