Al giungere della primavera le rondini tornano a popolare le grondaie.
Sotto di esse i nidi vuoti e inanimati, perché abbandonati dalle rondini al giungere della cattiva stagione, le attendono.
Alcuni sono infranti e avanzi di Creta dondolano al vento, portando ancora qualche piuma esile
Uno stormo adunato è giunto ed è sul tetto della casa dirimpetto alla mia, sembra aspetti ancora qualche compagna dispersa: di tanto in tanto infatti giungono a due a tre le compagne in ritardo.
Le ultime arrivate vanno a posarsi sul filo, alcune rivolte col becco, altre col dorso, in modo che le piccole code biforcute e i piccoli petti bianchi si alterano.
Ad un tratto come sollevato da un improvviso colpo di vento, da una forte raffica, lo stormo si leva con un gran frullio d’ali, come in un mulinello le rondini volteggiano più volte sopra la casa per poi, senza incertezza dirigersi ognuna verso il proprio nido.
Verso sera, quando gli ultimi raggi di sole stanno per tramontare e tutta la natura pare avvolta di tristezza, le rondini riempiono l’aria dei loro garriti.
Sembrano pazze di felicità, disegnano nel cielo un intreccio di linee continuamente mutevoli, si dirigono velocemente verso la mia finestra, così che sembra entrino nella mia cameretta, ma poi sfiorano vicinissime le pareti della mia casa e spesso ho la sensazione che quel corpicino nero dalla testolina fragile, debba urtare e cadere.
Tagliano l’aria stridendo, si riabbassano per riprendere respiro, indugiano a guardare, si rovesciano e si tuffano a capofitto tra i tetti e le case per poi riemergere vertiginosamente
Spesso, quasi per una tacita intesa si ricompongono in un unico volo e con stridio e garrito penetranti volteggiano più volte a spirale sopra i tetti, per poi di nuovo lanciarsi in voli solitari tra i muri delle case.
Come gli alianti volano nel cielo portati dal vento, così sembra che anche le rondini siano in balia di esso.
Ho questa impressione quando con mio padre mi reco in collina e di lassù osservo il loro volto. Noto che è molto più ampio, infatti non è intralciato dalle case della città.
Scendono a scocco di freccia lungo i pendii e altrettanto vertiginosamente ne risalgono fino a raggiungere le vette più alte del cielo. Esse sembrano ancora più pazze, ancora più felici della loro libertà.